Column N.06 – Månegarm & Morild (2019)

 

I vichinghi sono tornati e lo hanno fatto nel migliore dei modi. Dopo una carriera di tutto rispetto e sette full-length che in vent’anni ed alcune vere e proprie gemme li avevano portati a guadagnarsi meritatamente un posto tra le band migliori del loro panorama, l’omonimo ottavo e scialbissimo disco del 2015 fu proprio una delusione dura da mandar giù.
Sembrava che l’ispirazione dei Månegarm fosse svanita tutto d’un tratto (certo, l’abbandono dello storico chitarrista ritmico Jonas Almquist ha avuto sicuramente il suo peso nel riassestamento dell’economia della band – ma è da tenere in conto che comunque questi suonò, magari senza parteciparvi in modo particolarmente attivo, nell’ultimo disco prima di abbandonare la nave), tuttavia i nostri dopo quattro anni di pausa e la stabilità evidentemente ritrovata senza troppi giri esterni, ovvero come semplice three-piece, hanno annunciato la pubblicazione del nono capitolo della loro ormai lunga ma solidissima saga: “Fornaldarsagor”, con i suoi otto brani concentrati, cattivi e tutto il resto (stando alle parole della band) dovrebbe essere uno dei loro parti più rusciti e completi ed effettivamente l’opener “Sveablotet” diramata in settimana in anteprima sembra non dare torto a queste parole da nessuna parte la si guardi. O ascolti.
Cinque minuti e mezzo che manco fossero un manuale racchiudono praticamente ogni motivo per cui la legione svedese a nome Månegarm è diventata giustamente così apprezzata negli anni: ferocia, blast-beat serrati e l’ispirazione di riff che si riversano aggressivi ma precchiabili in ritmi sostenutissimi e carica da vendere – smorzata e poi magistralmente innalzata in una seconda parte dall’immancabile e trascinante gusto melodico a ripresa del carattere folkloristico su cui la band ha costruito la sua grande maturazione negli ultimi ammirevoli quindici anni.
Come al solito, una rondine da sola non fa certo primavera; ma un gran pezzo come anteprima di un disco in arrivo il 26 aprile (per Napalm Records) potrebbe tranquillamente esserne metafora.

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “Sveablotet”
2. “Hervors Arv”
3. “Slaget Vid Bråvalla”
4. “Ett Sista Farväl”
5. “Spjutbädden”
6. “Tvenne Drömmar”
7. “Krakes Sista Strid”
8. “Dödskvädet”
/
/
/
/
/
/
/

Rimaniamo in Scandinavia per la seconda chicca di oggi ma spostandoci di tono, impatto, stile e umori: la non sempre floridissima Danimarca (se non altro per il Metal, ad esclusione di un ovvio e immancabile poker d’eccezione qualitativa neanche da menzionare) dona i natali ai newcomer Morild che, dopo un breve EP digitalmente autoprodotto e intitolato “VI” uscito nel 2017 e passato eufemisticamente in sordina, ha trovato casa presso la connazionale Indisciplinarian Records per produrre il suo full-length di debutto intitolato “Så Kom Mørket…”.
Ok, il titolo integrale è “Så Kom Mørket Og Tog Mig På Ordet En Sort Sky Af Minder I Afgørende Stunder Frosset Fast Til Mit Indre Jeg Håber Det Forsvinder Med Lyset At Dø Eller Blive Fri”. Giuro.
Sembra una barzelletta (sostenuta se non rincarata dalla visione del quantomeno strambo artwork – in realtà se non fortunatissimo già più sensato qualora si scandaglino tematiche e significati dietro al progetto, ad oggi sfortunatamente riservate ai danofoni) ma la verità che si svela immediatamente all’ascolto -anche non integrale- del disco è che ci troviamo di fronte a quanto di più (meravigliosamente) distante da uno scherzo si possa immaginare.
Chi scrive non vuole in questa stringata sede rovinare le sorprese in primis e personalmente provate alla scoperta, pertanto si limiterà a consigliare l’ascolto della straniante, scintillante e straziante bellezza di un pezzo come ad esempio il conclusivo “At Dø Eller Blive Fri”. Tra vocals eccezionali (Oranssi Pazuzu anyone?) ed eclettiche partiture che sfondano incubi come porte aperte, tra i mondi analogici del lo-fi e del rumorismo in cui vengono incastonati grezzi diamanti melodici, scoprirete un piccolo ma affascinante tassello (forse nemmeno il migliore) di un album che propone un modo assolutamente originale, fortemente diverso, ricco di particolarità, pregno di pathos, espressività, intelligenza e assoluta consistenza, di concepire e malleare la sdoganata (ma quest’anno in vena di una seconda giovinezza) materia Atmospheric Black Metal. Ne riparliamo presto.

Lo trovate su BandCamp.

Tracklist:
1. “Så Kom Mørket Og Tog Mig På Ordet”
2. “En Sort Sky Af Minder”
3. “I Afgørende Stunder”
4. “Frosset Fast Til Mit Indre”
5. “Jeg Håber Det Forsvinder Med Lyset”
6. “At Dø Eller Blive Fri”
/
/
/
/
/
/
/

Matteo “Theo” Damiani

Precedente Pagan Storm News: 22/02 - 28/02 Successivo I Concerti della Settimana: 04/03 - 10/03